Il potere armato che agita Bari

Il potere armato che agita Bari

Il potere armato che agita Bari


Mezzogiorno, 2 ottobre 2021 – 12:21

Oltre il delitto di San Girolamo

di Leonardo Palmisano

Mentre la politica narra la restituzione di San Girolamo ai cittadini, il crimine impone il suo racconto con la penna intinta nel sangue. Un deceduto, un trentunenne, probabilmente di mafia, fa pensare a nuovi o vecchi regolamenti di conti in una citt che non ama raccontarsi come terreno fertile per le mafie. Su quel lungomare fa egemonia da quarant’anni la famiglia Campanale, cresciuta con traffici tradizionali, sigarette e eroina, gravitando nell’orbita della camorra degli Strisciuglio. Una camorra rissosa e viziata, come sta raccontando il nuovo pentito della cosca Anemolo. Una camorra che non esita a impugnare la pistola perch si considera padrona del territorio, padrona del tempo, dello spazio, della pazienza della citt. In pi e pi quartieri, ogni giorno, la mafia riguadagna terreno. Scenograficamente, con i fuochi d’artificio e con i roghi di rifiuti. Silenziosamente, con l’usura e l’ingresso nell’economia bancaria e d’impresa. Arrogantemente, con la corruzione e la vigilanza.

Si parla ancora molto poco di mafia a Bari. Se n’ parlato quando c’erano grandi inchieste e grandi processi, quando i mammasantissima crescevano col narcotraffico, Savino Parisi in testa. Ora che le mafie pi grosse si sono finanziarizzate, che sparano meno, che assomigliano alla ndrangheta, si quasi smesso di parlarne. Eppure basta un deceduto sul lungomare. Un deceduto per farci ricordare che nel 2015, solo sei anni fa, il capoluogo di regione era dopo Napoli la seconda citt per ammazzamenti di mafia. Allora gli assassinati furono undici, quasi uno al mese. Basta un cadavere freddato tra l’asfalto e il mare per ricordarci che c’ un potere sotterraneo, armato, che pu spezzare il destino vitale della citt.


Bari va disarmata, facciamocene una ragione. Vanno cercate le armi, sottratte al crimine. Il potenziale bellico in possesso delle mafie metropolitane altissimo. Lo si percepisce dal gonfiore sotto le magliette dei ragazzini in scooter a Carrassi e Carbonara. Dagli sguardi arroganti e truci dei custodi dei fondaci della droga a San Pio e a Japigia. Dalle mani in tasca delle gang del murattiano. Armi e droga. Un binomio che ha lasciato per terra un trentunenne, che s’infiltra nella testa degli adolescenti come una lusinga. Non vero che i nuovi spacciatori, i nuovi killer e i nuovi capi cercano solo denaro facile. Cercano identit e soprattutto un ruolo sociale riconosciuto da pezzi della borghesia cittadina. Un ruolo che la citt perbenista ma viziosa, contrassegnata dagli accordi sottobanco con la mafia, assegna loro dacch nascono o dacch entrano nei ranghi della malavita: pusher, sicari, strozzini, scagnozzi, sgherri, cassieri e boss.

2 ottobre 2021 | 12:21

© RIPRODUZIONE RISERVATA






Source link

, 2021-10-02 10:22:35
corrieredelmezzogiorno.corriere.it

Previous I 40 anni di Ibra, golaedor giramondo a caccia di record  

Leave Your Comment